L'Abitato di Moerna e i percorsi storici verso la valle del Chiese
Per guadagnare i pochi soldi necessari per mantenere la famiglia, molti contadini diventavano periodicamente anche carbonai. Il carbone veniva prodotto secondo un antichissimo procedimento trasformando la legna mediante una lenta e parziale combustione in presenza di una minima quantità d'acqua. L'operazione veniva effettuata nella cosiddetta "carbonaia" (in dialetto, "poiat"), costituita normalmente da una catasta di legna di circa 100 quintali, disposta a forma semisferica. Questa veniva ricoperta di terra ed era munita, alla base, di piccoli sfiatatoi usati per accendere il fuoco e, al centro, di un camino per l'eliminazione dei fumi. Dopo che il "poiat" era stato acceso, venivano chiusi gli sfiatatoi in modo da far procedere la combustione senza aria. Le temperature raggiunte all'interno della carbonaia erano di circa 500/600°C; la resa in carbone era del 20%. Il carbonaio doveva sorvegliare il fuoco ed aggiungere legna: la carbonizzazione durava parecchi giorni. Il carbone, raccolto e racchiuso in sacchi, veniva settimanalmente portato a valle, da dove i "cavalèr" con i muli, e più tardi i "caretèr" con i carretti, lo trasportavano sulla Riviera del Garda; al ritorno trasportavano in Valle farina, tabacco e vari prodotti alimentari non reperibili in loco. La stazione di fermata era in località Molino di Bollone. In passato le persone addette a questo lavoro erano tante, in quanto il carbone era un combustibile molto ricercato. Le ultime famiglie dedite al mestiere del carbonaio furono di Bollone e smisero l'attività negli anni '60. Era tradizione che l'intera famiglia partisse per i monti del Trentino e del Garda in primavera, dopo Pasqua, e che facesse ritorno al paese per la festa dei "Santi". Per rispettare la tradizione si attuava anche un adeguamento al calendario scolastico.